PARMA-Parlando il 21 giugno con alcuni partecipanti al presidio tenutosi in via D'azeglio contro il piano di riqualificazione della zona oltretorrente stipato dal comune di Parma, la domanda che questi si ponevano era sempre la stessa: "Dov'è che andremo a finire?". Per comprendere il senso di tale quesito, bisogna fare un'analisi attenta della situazione che si sta verificando negli ultimi tempi nel capoluogo di provincia emiliano. L'intento dei rappresentanti della città, infatti, appare ormai ben chiaro: fare gli interessi di chi fa i soldi, relegando ai margini della vita sociale coloro, in particolar modo studenti a basso reddito ed extracomunitari, impossibilitati ad attenersi a un certo regime di vita.
Partiamo innanzitutto da questo piano di ristrutturazione! L'intento ben chiaro a tutti del primo cittadino e dei suoi assessori, nemmeno tanto celato, è quello di tappare un buco di oltre 10.000.000 di euro con una dei più importanti ed allo stesso tempo controverse personalità del panorama imprenditoriale parmigiana, Paolo Pizzarotti, che dopo il fallimento del piano di costruzione della metro nella città, peraltro non dettato da esigenze di prima necessità, è in debito di questa somma non indifferente.
Naturalmente, come già verificatosi in altre occasioni, l'interesse di un singolo è stato anteposto a quello di un'intera fascia della popolazione che sta aquisendo, negli ultimi anni, sempre maggior valenza numerica nella zona oltretorrente, l'unica, insieme a quella di San Leonardo, ad aver resistito finora a tutti questi anni di malgoverno e alle pressioni della classe esercente.
L'obiettivo del comune, senza troppi preamboli, è quello di trasformare via d'Azeglio e la zona circostante in una sorta di isola felice. Come? Modificandola radicalmente. Nel piano, infatti, è prevista la sostituzione della biblioteca civica, luogo di studio e di cultura aperto a tutti, con un albergo a 5 stelle; lo spostamento del circolo " Giovane Italia", tanto caro agli studenti per i prezzi modici ed il clima conviviale creatosi al suo interno, nel parco Ducale, con conseguente anticipazione dell'orario di chiusura, per sostituirlo con un ristorante extralusso; la sostituzione dei negozi attualmente esistenti con dei nuovi improntati sulla vendita di merce più costosa ed in cui non tutti potrebbero metterci piede.
L'intento, con questa "colossale" opera di ammodernamento, è chiaramente quello di provocare un netto rialzo dei prezzi delle abitazioni, con l'immediato " sfratto" di studenti ed extracomunitari a beneficio della Parma bene.
Dove andremo a finire, quindi?
In parole povere, quest'ennesima presa di posizione da parte dei "potenti" ha come conseguenza immediata un netto accrescimento di quel solco sociale già verificatosi negli ultimi anni, non facendo altro che aumentare il degrado e la rabbia di tutta la povera gente, già non poca al giorno d'oggi, costretta da questa triste situazione ad occupare perennemente i sobborghi parmigiani ed ad affondare nell'alcool i propri dispiaceri.
Tutto ciò andrebbe, com'è giusto che sia, a svantaggio dell'intera comunità parmigiana, costretta, per la leggerezza dei suoi rappresentanti, a sorbirsi la rabbia e la frustrazione di questa gente, con un aumento degli episodi di violenza che, c'è da giurarsi, il comune di Parma, seguendo le indicazioni dei nostri "governanti", combatterà con un ulteriore coinvolgimento dell'esercito, proseguendo quel processo di militarizzazione (repressione) che da due anni a questa parte sta letteralmente devastando l'Italia intera.
mercoledì 30 giugno 2010
martedì 29 giugno 2010
ADDIO A PIETRO TARICONE; GUERRIERO SIMPATICO E ARROGANTE
Ieri lo schianto con il paracadute, poi oltre nove ore di intervento all'ospedale. L'attore si è spento nella notte. Lascia la compagna, Kasia Smutniak, e la piccola Sophie. Schietto, generoso, curioso, aveva conquistato l'affetto del pubblico e dei colleghi. Che lo ricordano come "una persona su cui puoi contare"
di SILVIA FUMAROLA
ROMA - Pietro Taricone non ce l'ha fatta. L'attore, 35 anni, è morto dopo le 2 all'ospedale di Terni, dove era stato ricoverato ieri, in condizioni disperate, in seguito a un incidente durante un lancio con il paracadute 1. Si è spento nel reparto rianimazione, dopo un intervento chirurgico durato più di nove ore. Il decesso - riferiscono i sanitari - è stato provocato da improvvise complicazioni. Il direttore sanitario dell'ospedale, Leonardo Bartolucci ha parlato di uno "stato di choc protrattosi per tutto il tempo". Con l'attore è sempre rimasta in ospedale la compagna Kasia Smutniak, che si era lanciata con il paracadute poco dopo di lui dallo stesso aereo. Insieme a loro, i parenti più stretti.
Era molto simpatico, Pietro Taricone, di una simpatia immediata, diretta. Spiegava le cose con una foga da studente che cerca di far capire bene il concetto: "Aho', so' stato chiaro, vero? Perché con voi non si sa mai". "Voi", i giornalisti, "che tanto state sempre di punta: se fai così sbagli, se fai colà pure. Ma un povero Cristo che deve fare?". Schietto, sempre, a costo di sembrare arrogante. Figlio del reality, ma deciso a non farsi stritolare dal meccanismo televisivo.
L'ex guerriero del Grande Fratello aveva carattere. La sua parabola di macho deciso a sfruttare lo stereotipo per uscire dallo stereotipo - canottiera, muscoli, guasconeria - per trovare la sua strada, oggi che non c'è più, fa ancora riflettere sulla sua personalità. 'O guerriero che trionfa al reality è un ragazzo del Sud che ascolta i consigli del padre ("Pietro, non fare il pagliaccio"), che capisce il rischio che corre: può diventare un fenomeno da baraccone, ma lui non cade nella trappola. Taricone raccontava divertito di quando, uscito dalla casa del Grande Fratello, perfino il figlio del presidente del Consiglio lo aveva chiamato ad allenarsi, che Agnelli gli faceva le battute in napoletano, lui, ragazzo di provincia, proiettato in un mondo "che non potevo neanche immaginare".
Aveva buttato soldi, comprato auto, frequentato discoteche, fatto calendari, ma aveva chiaro in testa che non sarebbe diventato una marionetta: il Taricone della Casa, l'eroe del popolo, cercava un'altra strada. Ai Taricone d'Italia, in cerca di visibilità e successo facile, era sembrato persino snob vedere come il macho nazionale prendeva le distanze da un certo mondo, ma Pietro Taricone da Frosinone, curioso di tutto - quando lo intervistavi faceva lui un sacco di domande - non voleva vivere la sua vita da eterno "ex del Grande Fratello".
Il cinema lo ha adottato subito, ha una faccia che piace, lui ci prova e funziona, anche se ha sempre mille dubbi, perché il macho che butta via la maschera si deve confrontare con la vita vera, i ruoli da interpretare, la disciplina del set, i coleghi che all'inizio sono sospettosi ma poi lo adottano. Quando girava Codice rosso, eroico vigile del fuoco, facevano a gara per fargli i complimenti: "generoso", "simpatico", "una persona su cui puoi contare".
In molti restano stupiti quando sul set di Radio West fa innamorare la bellissima Kasia Smutniak, ex modella diventata attrice, ragazza d'acciaio che conquista le copertine di mezzo mondo. Sono una coppia che sfugge ai fotografi, vanno a vivere in campagna, lui ha l'aria felice. Nasce Sophie. Superano una crisi, lui soffre - lo confessa pubblicamente - continua a farsi domande, sulla vita, sui valori, sulla famiglia "perché non è come una volta, è tutto complicato, la società è cambiata, oggi crescere un figlio è una bella responsabilità". La carriera decolla - fiction, film d'autore - il guerriero a 35 anni è quasi fiero di sé. Ma la favola non prevede lieto fine.
di SILVIA FUMAROLA
ROMA - Pietro Taricone non ce l'ha fatta. L'attore, 35 anni, è morto dopo le 2 all'ospedale di Terni, dove era stato ricoverato ieri, in condizioni disperate, in seguito a un incidente durante un lancio con il paracadute 1. Si è spento nel reparto rianimazione, dopo un intervento chirurgico durato più di nove ore. Il decesso - riferiscono i sanitari - è stato provocato da improvvise complicazioni. Il direttore sanitario dell'ospedale, Leonardo Bartolucci ha parlato di uno "stato di choc protrattosi per tutto il tempo". Con l'attore è sempre rimasta in ospedale la compagna Kasia Smutniak, che si era lanciata con il paracadute poco dopo di lui dallo stesso aereo. Insieme a loro, i parenti più stretti.
Era molto simpatico, Pietro Taricone, di una simpatia immediata, diretta. Spiegava le cose con una foga da studente che cerca di far capire bene il concetto: "Aho', so' stato chiaro, vero? Perché con voi non si sa mai". "Voi", i giornalisti, "che tanto state sempre di punta: se fai così sbagli, se fai colà pure. Ma un povero Cristo che deve fare?". Schietto, sempre, a costo di sembrare arrogante. Figlio del reality, ma deciso a non farsi stritolare dal meccanismo televisivo.
L'ex guerriero del Grande Fratello aveva carattere. La sua parabola di macho deciso a sfruttare lo stereotipo per uscire dallo stereotipo - canottiera, muscoli, guasconeria - per trovare la sua strada, oggi che non c'è più, fa ancora riflettere sulla sua personalità. 'O guerriero che trionfa al reality è un ragazzo del Sud che ascolta i consigli del padre ("Pietro, non fare il pagliaccio"), che capisce il rischio che corre: può diventare un fenomeno da baraccone, ma lui non cade nella trappola. Taricone raccontava divertito di quando, uscito dalla casa del Grande Fratello, perfino il figlio del presidente del Consiglio lo aveva chiamato ad allenarsi, che Agnelli gli faceva le battute in napoletano, lui, ragazzo di provincia, proiettato in un mondo "che non potevo neanche immaginare".
Aveva buttato soldi, comprato auto, frequentato discoteche, fatto calendari, ma aveva chiaro in testa che non sarebbe diventato una marionetta: il Taricone della Casa, l'eroe del popolo, cercava un'altra strada. Ai Taricone d'Italia, in cerca di visibilità e successo facile, era sembrato persino snob vedere come il macho nazionale prendeva le distanze da un certo mondo, ma Pietro Taricone da Frosinone, curioso di tutto - quando lo intervistavi faceva lui un sacco di domande - non voleva vivere la sua vita da eterno "ex del Grande Fratello".
Il cinema lo ha adottato subito, ha una faccia che piace, lui ci prova e funziona, anche se ha sempre mille dubbi, perché il macho che butta via la maschera si deve confrontare con la vita vera, i ruoli da interpretare, la disciplina del set, i coleghi che all'inizio sono sospettosi ma poi lo adottano. Quando girava Codice rosso, eroico vigile del fuoco, facevano a gara per fargli i complimenti: "generoso", "simpatico", "una persona su cui puoi contare".
In molti restano stupiti quando sul set di Radio West fa innamorare la bellissima Kasia Smutniak, ex modella diventata attrice, ragazza d'acciaio che conquista le copertine di mezzo mondo. Sono una coppia che sfugge ai fotografi, vanno a vivere in campagna, lui ha l'aria felice. Nasce Sophie. Superano una crisi, lui soffre - lo confessa pubblicamente - continua a farsi domande, sulla vita, sui valori, sulla famiglia "perché non è come una volta, è tutto complicato, la società è cambiata, oggi crescere un figlio è una bella responsabilità". La carriera decolla - fiction, film d'autore - il guerriero a 35 anni è quasi fiero di sé. Ma la favola non prevede lieto fine.
LA VERITà FA PAURA
Berlusconi attacca di nuovo gli organi d'informazione. Siamo davanti a un premier che usa i vertici internazionali per regolare i conti domestici. Teme la pubblica opinione. Ma noi continueremo a fare il nostro mestiere. Perché i cittadini vogliono sapere, per poter giudicare
di EZIO MAURO
IL tycoon delle televisioni ha paura dei giornali. Da San Paolo, dov'è in visita di Stato, il Presidente del Consiglio ieri ha trovato modo di attaccare gli organi d'informazione (quelli che non controlla e che non possiede, naturalmente, abituato com'è alla totale obbedienza televisiva), denunciando "una disinformazione totale e inconcepibile, da molti mesi a questa parte". Poi ha lanciato una proposta inedita: "Bisogna fare uno sciopero dei lettori e insegnare ai giornali italiani a non prenderli in giro".
Siamo dunque davanti ad un Premier che usa i vertici internazionali per regolare i conti domestici con il potere d'informazione, che non è ancora interamente oggetto del suo dominio, e che lo spaventa perché introduce elementi di verità e di critica nel paesaggio televisivo: dentro il quale il leader coltiva il senso comune nazionale, canale di egemonia e di consenso. In Occidente, non si è mai visto un Capo di governo impegnato ad eccitare una impossibile rivolta populista per far tacere le (poche) voci critiche che rompono il coro.
Tutto ciò è ancora più grave se si pensa che l'uomo politico in questione è anche editore, perché non ha mai voluto dismettere il controllo proprietario pieno ed effettivo sulle reti televisive di sua proprietà e sui suoi giornali, variamente appaltati. Che spettacolo, per i brasiliani e gli italiani.
Siamo davanti ad un Presidente del Consiglio che teme la pubblica opinione. E a un editore che teme i giornali. Possiamo assicurarli entrambi (spaventati dalla verità, e dalla libertà) che continueremo a fare il nostro mestiere: perché i cittadini vogliono sapere, per poter giudicare. E non prendono ordini dal Premier su cosa bisogna leggere, nell'Italia berlusconiana.
di EZIO MAURO
IL tycoon delle televisioni ha paura dei giornali. Da San Paolo, dov'è in visita di Stato, il Presidente del Consiglio ieri ha trovato modo di attaccare gli organi d'informazione (quelli che non controlla e che non possiede, naturalmente, abituato com'è alla totale obbedienza televisiva), denunciando "una disinformazione totale e inconcepibile, da molti mesi a questa parte". Poi ha lanciato una proposta inedita: "Bisogna fare uno sciopero dei lettori e insegnare ai giornali italiani a non prenderli in giro".
Siamo dunque davanti ad un Premier che usa i vertici internazionali per regolare i conti domestici con il potere d'informazione, che non è ancora interamente oggetto del suo dominio, e che lo spaventa perché introduce elementi di verità e di critica nel paesaggio televisivo: dentro il quale il leader coltiva il senso comune nazionale, canale di egemonia e di consenso. In Occidente, non si è mai visto un Capo di governo impegnato ad eccitare una impossibile rivolta populista per far tacere le (poche) voci critiche che rompono il coro.
Tutto ciò è ancora più grave se si pensa che l'uomo politico in questione è anche editore, perché non ha mai voluto dismettere il controllo proprietario pieno ed effettivo sulle reti televisive di sua proprietà e sui suoi giornali, variamente appaltati. Che spettacolo, per i brasiliani e gli italiani.
Siamo davanti ad un Presidente del Consiglio che teme la pubblica opinione. E a un editore che teme i giornali. Possiamo assicurarli entrambi (spaventati dalla verità, e dalla libertà) che continueremo a fare il nostro mestiere: perché i cittadini vogliono sapere, per poter giudicare. E non prendono ordini dal Premier su cosa bisogna leggere, nell'Italia berlusconiana.
venerdì 25 giugno 2010
GLANDE ITALIA!
Eh sì, signore e signori, l'impossibile è accaduto...........la nostra bella e spumeggiante nazionale di calcio è mestamente tornata a casa con il misero bottino di due pareggi e una sconfitta..........com'è mai possibile tutto ciò, si chiederanno i milioni d'italiani che hanno assistito al misfatto?
Questa debecle era in realtà assai prevedibile, già prima che fossero diramate le convocazioni ufficiali del nostro ormai ex c.t.
Già l'anno scorso, dopo una confeeration cup giocata in maniera non molto migliore di questo mondiale, i presagi di una possibile delusione c'erano già tutti, considerando l'età non più rosea della maggior pare degli atleti ed un modo di interpretare i match poco consono ad una nazionale campione del modo.Allora però, soprattutto dopo l'umiliante disfatta per 3-0 contro i brasiliani, che nel secondo tempo avevano fatto di tutto per farci qualificare, pur rendendosi conto dela nostra totale impotenza, di tempo per rimediare ce n'era eccome, mancando ancora 365 all'inizio del mondiale!
Nessuno aveva saputo interpretare quel pur evidente segnale di difficoltà e Lippi, dopo il ben poco entusiasmante accesso ai mondiali, non tanto per merito dei nostri "bomber" quanto per le gentili concessioni delle allegre difese avversarie ( vedi Kaladze in Georgia-Italia 0-2 ), ha tirato dritto per la sua strada, cocciuto come un mulo, rifiutandosi di capire che il suo favoloso gruppo del 2006 stesse andando ( giustamente) incontro ad un triste declino e non ascoltando quei 4 ignoranti ( praticamente una nazione intera) che gli chiedevano espressamente di convocare i vari Cassano, Miccoli, Balotelli.
Niente!
Si è arrivati così al mondiale non entusiasti ma comunque speranzosi, vista l'evidente facilità del nostro girone composto, oltre che dal Paraguay, squadra compatta ma non eccezionale, dai kiwi neozelandesi, sicuramente inadatti, vista la loro stazza, ad uno sport come il calcio, e dalla slovacchia, alla prima partecipazione ad un mondiale e con i soli Hamsik e Skrtel ad aver solcato palcoscenic di un certo livello!
Tornando all'Italia, già dalle convocazioni si riesce ad intuire che i problemi non sarebbero stati pochi, soprattutto nel reparto avanzato, considerando l'assenza ( a parte Di natale) di un uomo in grado di saltare l'uomo e mettere gli attaccanti soli davanti al portiere.
L'esordio è col Paraguay, unica "squadra" vera del girone, ed i limiti della nostra nazionale emergono subito tutti. L'assenza di un uomo come Pirlo poi, infortunatosi 10 giorni prima nell'amichevole contro il Messico, si fa sentire da subito, vista la totale incapacità di imbastire anche la più banale azione d'attacco. La difesa poi, guidata da un Cannavaro ormai alle soglie della pensione, non da certamente garanzie granitiche e l'infortunio di Buffon, anche lui in calo rispetto a qualche anno fa ma pur sempre il portiere più cosiderato del mondo, rende il reparto ancora più incerto.
Fatto sta che nell'unico tentativo di portarsi in avanti, peraltro su una punizione battuta dal centrocampo, i sudamericani vanno a bersaglio e le responsabilità di Cannavaro e co. sono evidenti. Ci salverà poi De rossi, non tanto per bravura sua quanto per l'avventatezza del portiere Villar, sicuramente non impeccabile sul calcio d'angolo di Pepe, e questo basterà a Lippi, peraltro del tutto incapace di cambiare l'esito della gara, per affermare la forza e la compatezza della suo gruppo e della sua politica di spogliatoio.
La formazione, poi , mandata in campo contro i bioancorossi era sembrata tutto fuorchè adatta ad imporre una benchè minima parvenza di gioco offensivo, con un Marchisio sembrato alquanto spaesato nella "non" sua posizione di rifinitore e Gila e Iaquinta apparsi troppo isolati là davanti. Non poteva sicuramente essere questo Camoranesi, poi, dopo una stagione passata più in infermieria che in campo, a poter risollevare le sorti della gara.
Le preoccupazioni, però, non erano poi tante, vista la pochezza delle future avversarie, che avevano peraltro imbrattato in un esangue pareggio nello scontro diretto della prima giornata.
Visti i primi imbarazzi, però, era lecito attendersi contro i neozelandesi qualche modifica, specie nel reparto offensivo, visto anche il gioco prettamente difensivo mostrato dagli all-whites anche contro un'avversario abbastanza modesto come la Slovacchia.
Contro ogni opinione, però, anche per questo match, in cui la vittoria sembrava l'unico risultato possibile, Lippi continua a seguire la sua capoccia, insistendo sullo "squadrone" uscito indenne dal primo match, con Gila e Iaquinta orfani di un rifinitore come Di natale o Quagliarella.
Risultato? Identico. 1-1, con gli oceanici in vantaggio con un goal molto simile a quello incassato nella prima gara ( Cannavaro amen!) ed il pareggio ottenuto su un rigore alquanto dubbio e trasformato dal totem Iaquinta.
Si arriva così al terzo match, tra l'incredulità generale di una nazione che, anche nella più pessimistica ipotesi, mai si sarebbe aspettata di arrivare a giocarsi tutto nell'ultimo matc con la Slovacchia, avversario non certo irresistibile ma che, dopo il pareggio con i kiwi, andava sicuramente affrontato in maniera diversa dalle precedenti apparizioni.
Di cambiare, c'è da dire, Lippi ha anche cambiato! Ma la presenza di Gattuso, non certo dotato di un piedino dorato e la scelta di puntare ancora una volta su un'immobile Iaqunta, pur stavolta affiancato da Di natale, non sono sembrate scelte poi così rivoluzionarie.
Non dobbiamo perciò stupirci così tanto dell'andamento di questo march, letteralmente dominato dagli Slovacchi per almeno 70 minuti, e riaperto solo nel finale grazie (troppo tardi) al tanto sosirato impiego di Quagliarella ( splendido il suo goal) e del redivivo Pirlo, che almeno hanno provato negli ultimi 20 minuti a fare quello che i loro compagni non erano riusciti neanche ad accnnarenei pecedenti 250: creare occasioni!
Se magari Pepe ( comunque tra i meno peggio) non avesse calciato fuori un'occasione gigante al 92° minuto magari saremmo ancora in gioco, ma talvolta nel calcio esiste ancora una giustizia divina, ed è più che giusto che a passare il turno siano stati gli slovacchi, non eccellenti ma almeno umili e bravi a calpestare gli ultimi brandelli di quelli che solo 4 anni fà erano i campioni del mondo!
sabato 12 giugno 2010
ADESSO BASTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Questo MESSAGGIO probabilmente non risponderà ad alcun codice etico e deontologico previsto da nessun ordine giornalistico, ma il mio bisogno di sfogo è troppo forte ed il mio mal di pancia cresce ogni giorno di più, sentendo lo SKIFO che aumenta di giorno in giorno in questo paese.
Adesso ci mancava soltanto la legge bavaglio, come se già non bastassero il lodo Alfano, la riforma Gelmini, la vicenda del L'Aquila, la volontà di cambiare la Carta Costituzionale e tutte le altre ignobili PORCATE che ci sono state rifilate in questi due anni di MALGOVERNO.
Ormai le parole non servono più! Non facciamo che criticare, accusare, protestare ma in fin dei conti finiamo per accetare mestamente ogni forma chiaramente dispotica che viene messa in atto per salvare il culo a quel MAFIOSO di MERDA che ci governa!!!!!!!!!!!
L'ora di reagire è arrivata! RIVOLUZIONE!!!!!!!!!! Solo questa può essere la strada per ribellarsi a questa situazione scabrosa, dove il CAPO fa tutto quello che gli passa per la testa, l'opposizione non fa niente per evitarlo, sperando soltanto che il governo non cada per la sua manifesta incapacità di rimpiazzarlo e l'ex "Comunista" (pensate un pò)del nostro presidente della Repubblica non fa altro che firmare incondizionatamente tutto ciò che gli si passa sotto il naso, senza mostrare neanche un briciolo di quel vigore che contraddistingueva lui e il suo partito in tempi ormai preistorici.
Ormai l'Italia sta perdendo ogni dignità a cospetto di una comunità Europea che si fa sberleffi di noi, con le colossali FIGURE di MERDA che facciamo puntualmente ad ogni riunione per il modo in cui viene amministrato il nostro paese e per le ignobili battutacce emanate dalla FOGNA del PREMIER!!!!!!!!!
Rivoluzione, scusate la mia foga, non è forse a riguardo il termine più corretto, ma RESISTENZA lo è eccome!
L'invito è rivolto a tutti i colleghi colpiti nell'orgoglio e nella loro libertà da quest'ultimo emendamento e che non vogliono accettare di diventare anche loro dei semplici burattini nelle mani del SIGNORE!!!!!!!!
La speranza è sempre l'ultima a morire, ma nella malaugurata ipotesi che anche la legge bavaglio si concretizzasse il mio invito è di andare contro di essa, continuare a scrivere, a denunciare, criticare, condannare, inveire contro questà realtà PUTRIDA e NAUSEABONDA che stiamo vivendo, spingendo tutta la popolazione intelligente a ribellarsi e a combattere nel vero senso della parola per sfuggire a questa TIRRANIDE!
Il fatto che stavolta siano stati proprio i giornalisti ad essere colpiti da uno dei suoi MISSILI può essere l'ultimo passo verso l'instaurazione di un regime totalitario, come già accaduto con Mussolini, oppure la goccia che faccia traboccare definitivamente il vaso riversandosi proprio contro colui che l'ha riempito.
L'ago della bilancia è molto flessibile ed il suo spostamento dipende dalla nostra capacità di reagire a quest'ultimo ABUSO di Potere! Se i giornalisti si atterranno incondizionatamente alle disposizioni provenienti dall'alto sarebbe la fine: nessuno si opporrà più al suo volere e la sua egemonia sarà assoluta!
Se invece, come mi auguro, si andrà contro tutto ciò, sfidando quindi tutti i rischi che questa presa di posizione comporterebbe, si darebbe una grossa dimostrazione di FORZA, RESISTENZA, PRESA DI COSCIENZA dei propri diritti che una legge scritta non potrà mai alienare, contribuendo ad una diffusione di idee e di stimoli che possano finalmente aiutare gli Italiani a svegliarsi dal torpore in cui sono ormai racchiusi da troppo tempo e a tirare finalmente lo sciacquone per liberarsi da tutta la MERDA in cui siamo immersi!
Adesso ci mancava soltanto la legge bavaglio, come se già non bastassero il lodo Alfano, la riforma Gelmini, la vicenda del L'Aquila, la volontà di cambiare la Carta Costituzionale e tutte le altre ignobili PORCATE che ci sono state rifilate in questi due anni di MALGOVERNO.
Ormai le parole non servono più! Non facciamo che criticare, accusare, protestare ma in fin dei conti finiamo per accetare mestamente ogni forma chiaramente dispotica che viene messa in atto per salvare il culo a quel MAFIOSO di MERDA che ci governa!!!!!!!!!!!
L'ora di reagire è arrivata! RIVOLUZIONE!!!!!!!!!! Solo questa può essere la strada per ribellarsi a questa situazione scabrosa, dove il CAPO fa tutto quello che gli passa per la testa, l'opposizione non fa niente per evitarlo, sperando soltanto che il governo non cada per la sua manifesta incapacità di rimpiazzarlo e l'ex "Comunista" (pensate un pò)del nostro presidente della Repubblica non fa altro che firmare incondizionatamente tutto ciò che gli si passa sotto il naso, senza mostrare neanche un briciolo di quel vigore che contraddistingueva lui e il suo partito in tempi ormai preistorici.
Ormai l'Italia sta perdendo ogni dignità a cospetto di una comunità Europea che si fa sberleffi di noi, con le colossali FIGURE di MERDA che facciamo puntualmente ad ogni riunione per il modo in cui viene amministrato il nostro paese e per le ignobili battutacce emanate dalla FOGNA del PREMIER!!!!!!!!!
Rivoluzione, scusate la mia foga, non è forse a riguardo il termine più corretto, ma RESISTENZA lo è eccome!
L'invito è rivolto a tutti i colleghi colpiti nell'orgoglio e nella loro libertà da quest'ultimo emendamento e che non vogliono accettare di diventare anche loro dei semplici burattini nelle mani del SIGNORE!!!!!!!!
La speranza è sempre l'ultima a morire, ma nella malaugurata ipotesi che anche la legge bavaglio si concretizzasse il mio invito è di andare contro di essa, continuare a scrivere, a denunciare, criticare, condannare, inveire contro questà realtà PUTRIDA e NAUSEABONDA che stiamo vivendo, spingendo tutta la popolazione intelligente a ribellarsi e a combattere nel vero senso della parola per sfuggire a questa TIRRANIDE!
Il fatto che stavolta siano stati proprio i giornalisti ad essere colpiti da uno dei suoi MISSILI può essere l'ultimo passo verso l'instaurazione di un regime totalitario, come già accaduto con Mussolini, oppure la goccia che faccia traboccare definitivamente il vaso riversandosi proprio contro colui che l'ha riempito.
L'ago della bilancia è molto flessibile ed il suo spostamento dipende dalla nostra capacità di reagire a quest'ultimo ABUSO di Potere! Se i giornalisti si atterranno incondizionatamente alle disposizioni provenienti dall'alto sarebbe la fine: nessuno si opporrà più al suo volere e la sua egemonia sarà assoluta!
Se invece, come mi auguro, si andrà contro tutto ciò, sfidando quindi tutti i rischi che questa presa di posizione comporterebbe, si darebbe una grossa dimostrazione di FORZA, RESISTENZA, PRESA DI COSCIENZA dei propri diritti che una legge scritta non potrà mai alienare, contribuendo ad una diffusione di idee e di stimoli che possano finalmente aiutare gli Italiani a svegliarsi dal torpore in cui sono ormai racchiusi da troppo tempo e a tirare finalmente lo sciacquone per liberarsi da tutta la MERDA in cui siamo immersi!
mercoledì 9 giugno 2010
Last lesson
In the last Alfons's lesson we have talked about two arguments: Codes and intranet.
Communication's codes are language codes. Condivision is a new form of code whom we have'n been accustom. Codes are contnually changing and technologic adresses are essential to be always postpone, but we have to not forggot old technologies, because in the fture they could help us to learn using new ones.
Intranet is nowadays essential to do any kind of job and its activities are continually developing, but often we don't use it in the right way.
Sometemes it's somply used as a program usefull only for expeditions or to have more informations about products' when instead it could be used by employees to understand what they have to to in every kind of situation.
In Italy its limit is its low interactivitie's level and it's often used as a simple diary to write informations.
Communication's codes are language codes. Condivision is a new form of code whom we have'n been accustom. Codes are contnually changing and technologic adresses are essential to be always postpone, but we have to not forggot old technologies, because in the fture they could help us to learn using new ones.
Intranet is nowadays essential to do any kind of job and its activities are continually developing, but often we don't use it in the right way.
Sometemes it's somply used as a program usefull only for expeditions or to have more informations about products' when instead it could be used by employees to understand what they have to to in every kind of situation.
In Italy its limit is its low interactivitie's level and it's often used as a simple diary to write informations.
7° lesson
During this lesson teacher Alfonso has talked about the importance of a good communication in politic.
Politic communication is characterized by a mix beetween marketing and institutional communication and it's very important to find a good future job.
With this kind of communication people try to receive consent inside a community and to reach this object is very important to have a good strategy of communication.
This strategy consist of belief's effects and information's work is very important t realize every kind of object.
Political party leader's skill consist of his capacity to communicate his program to community and to do this he can't give up a good informative system.
The first politic leader who had won using a good communication's system is Charles De Gaulle, French general who liberate his state to Nazist invaders at the end of second world war.
Nowadays, maybe Barack Obama is one of the most important politic communicators. In politic the winner leaders are the only ood leaders, it's a not written rule.
In USA less people vote and then politic communication is more important than in other states. Obama, as Nixon or Bush did in the past, has been more good than McKey to use his information system and convince people to vote him.
To realize this object, Obama used a communication model based on familiar affects, asking help to ex Google general manager, continuing to use this system after his election too.
Other politic leaders have used other kind of communication to win.
Sarkzy, for example, has built his success on personality cult, reaching to win but being incapable to conserve his consend after his election too, blunt his initial impetus.
A partiicular situation is developing nowadays in United Kingdom.
The coalition governament composed by Cameron and Craig, totally diffeent among themselves, has been created to Craig's cunning who, during election's period, has used internt communication much more than his rival, initially favoured but incapable to apprehend understand that television couldn't nowadays considered the only communicative way.
Politic communication is characterized by a mix beetween marketing and institutional communication and it's very important to find a good future job.
With this kind of communication people try to receive consent inside a community and to reach this object is very important to have a good strategy of communication.
This strategy consist of belief's effects and information's work is very important t realize every kind of object.
Political party leader's skill consist of his capacity to communicate his program to community and to do this he can't give up a good informative system.
The first politic leader who had won using a good communication's system is Charles De Gaulle, French general who liberate his state to Nazist invaders at the end of second world war.
Nowadays, maybe Barack Obama is one of the most important politic communicators. In politic the winner leaders are the only ood leaders, it's a not written rule.
In USA less people vote and then politic communication is more important than in other states. Obama, as Nixon or Bush did in the past, has been more good than McKey to use his information system and convince people to vote him.
To realize this object, Obama used a communication model based on familiar affects, asking help to ex Google general manager, continuing to use this system after his election too.
Other politic leaders have used other kind of communication to win.
Sarkzy, for example, has built his success on personality cult, reaching to win but being incapable to conserve his consend after his election too, blunt his initial impetus.
A partiicular situation is developing nowadays in United Kingdom.
The coalition governament composed by Cameron and Craig, totally diffeent among themselves, has been created to Craig's cunning who, during election's period, has used internt communication much more than his rival, initially favoured but incapable to apprehend understand that television couldn't nowadays considered the only communicative way.
domenica 6 giugno 2010
mercoledì 2 giugno 2010
6° lesson
In this lesson we have talked about institutional communication. This kind of communication is characterized by an institution and its representative, direct to groups of people in which it makes its activity. Its objective is making relation beetween institutions and related people, acquiring a social fame and public image related with its object and activities.
Istitutional comunication is connected to marketing, publicity and public relations and try to pass on institution personality and values that characterized it.
Institutions, through their communication, try to relate with members of societies connected with them, cooperating to realize their objectives. Then communication is important to collaborat and to detail institutions' face to society.
A good institutional communication has to avoid that image doesn't correspond to reality and this kind of communication isn't only what manager want to show.
Everything that institutions make has a social importance and this could be intended as a sort of communication.
A tipical program of institutional communicaion could be divided in four parts: research, programming realization and valutation.
There are a lot of kind of institutional communication and every kind of this diffuses a different message.
Istitutional comunication is connected to marketing, publicity and public relations and try to pass on institution personality and values that characterized it.
Institutions, through their communication, try to relate with members of societies connected with them, cooperating to realize their objectives. Then communication is important to collaborat and to detail institutions' face to society.
A good institutional communication has to avoid that image doesn't correspond to reality and this kind of communication isn't only what manager want to show.
Everything that institutions make has a social importance and this could be intended as a sort of communication.
A tipical program of institutional communicaion could be divided in four parts: research, programming realization and valutation.
There are a lot of kind of institutional communication and every kind of this diffuses a different message.
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